Politica e mercato, settore immobiliare compreso, non sono mai stati immuni da reciproci condizionamenti. A quanto pare però l’assai discussa vicenda Brexit non sarà così minacciosa per il futuro del mercato immobiliare britannico, che non dovrebbe patire particolari conseguenze sia che si verifichi un accordo con l’Unione Europea, sia che l’uscita dall’Europa non sia accompagnata da particolari intese di settore.

Speranze (e riserve)

Le previsioni per il 2019 sembrerebbero insomma piuttosto limpide: dopo l’incertezza connaturata a questa prima parte dell’anno, l’accordo con l’Europa rilancerebbe le compravendite, mentre l’uscita senza accordo indebolirebbe la moneta attraendo gli investitori. Secondo Lucian Cook, responsabile della residential research della prestigiosa agenzia Savills, il percorso più auspicabile resta quello di un’intesa, con un rimbalzo positivo quasi immediato che altre fonti stimano intorno al 2% del valore degli immobili.

Maggiori riserve derivano invece dal fatto che, in caso di “no deal”, e sul lungo termine forse a prescindere, la domanda sarà ostacolata dall’aumento dei tassi di interesse – che negli ultimi dieci anni sono stati molto bassi – e da un generale stallo dei prezzi, con conseguente indebolimento della sterlina a generare, dunque, un interesse soprattutto negli investitori stranieri.

Difficile capire con esattezza in quali direzioni si trasformerà il mercato, dove alla recente tendenza a una compravendita istituzionalizzata, dunque estranea al controllo esclusivo dei privati, si sommeranno trend ancora in via di sviluppo come il built to rent o il multifamily residential. Sottovoce l’opinione delle fonti più allarmiste, che temono un impatto più hard della Brexit, con possibile esplosione di bolla e veri e propri crolli di mercato. La Gran Bretagna guarda al suo futuro immobiliare con fiducia e qualche cautela.

 

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